Le alette aerodinamiche che montano le supersportive moderne servono davvero su strada? Può essere e vediamo quando.
Anche su strada ci sono le alette aerodinamiche
Da anni, le supersportive stradali adottano le alette aerodinamiche che hanno anche le MotoGP e le Superbike. Pur condividendo la natura sportiva e pistaiola dei prototipi, sappiamo che la produzione di serie è ben distante dal mondo delle corse. Altri parametri, altre esigenze, altre sollecitazioni e…altri compromessi.
Venne il cambio elettronico, che permetteva di cambiare marcia anche senza azionare la frizione; quindi il controllo di trazione, che ha salvato molti motociclisti irruenti dalla gambe viola. Adesso, le alette aerodinamiche che la MotoGP ha sviluppato per incrementare le sue performances.
Utilità attesa
L’utilità è presto spiegata. Queste alette creano una deportanza aerodinamica che schiaccia la moto al suolo, rendendola più stabile: in accelerazione, frenata e velocità pura. Da quando le MotoGP superano di slancio i 350-360 km/h, i benefici si avvertono. Se questo accessorio può averlo anche una moto che si pianta ai soli 300 km/h (in pista, ovviamente), meglio, no?
Subentra anche un discorso di vicinanza col mondo delle corse: “alla Domenica vedo vincere il mio idolo su una moto dotata di un certo accessorio: che bello è comprare il Lunedì un mezzo che lo abbia?”
Utilità marginale
Ma meglio anche per i costruttori: in una economia di scala qual è quella delle moto supersportive, bisogna pur giustificare gli aumenti di prezzo di 1000 euro, se non di più. Ci metterei anche un discorso di istigazione al pericolo: “Se prima delle alette qualcosa mi tratteneva dall’andare ai 299 km/h indicati su strada, adesso mi sento ancor più protetto”. Ma ragionando così, scadrei nel più pretestuoso dei moralismi.
Mi permetto di ricordare che nel 2013, su una pista veloce come Phillip Island sia stato fatto un record sul giro (battuto solo 9 anni dopo) con una Yamaha M1…senza alette aerodinamiche. Quindi, siete sicuri che siano indispensabili?