Il 20 Gennaio 1987 nasce Marco Simoncelli, a Cattolica (RN). Le variopinte colline romagnole saranno il teatro di una favola che dura ancora oggi: 8 anni dopo la morte del suo protagonista. Chi era quindi quel motociclista riccioluto che con le sue acrobazie riscaldava il motomondiale? Il ragazzo Marco Simoncelli ed il “SIC” erano la stessa persona?
Figlio di Romagna
Marco è romagnolo nel DNA, un ragazzino che sin dalla più tenera età si cimenta in tutti gli sport: bravo a calcio e tifoso del Milan; forte in bicicletta e stregato da tutti gli sport più rischiosi; figlio di quella Romagna che si divide tra la buona cucina ed i motori. Suo padre, Paolo, non fa eccezione: motociclista appassionato, gestisce una gelateria a Riccione insieme alla moglie, Rossella. Il piccolo Simoncelli è caratterialmente estroverso, spontaneo, competitivo: le persone accanto a lui, dichiareranno che qualsiasi cosa facesse, doveva vincere. Che si trattasse di una corsa a piedi, in bicicletta, una partita di calcio, una discesa sugli Sci. Vivere significa mettersi alla prova. Papà Paolo lo accontenta ben presto: a 6 anni gli fa provare una minimoto, in una delle ‘pistine’ sulla riviera Adriatica. Tra Marco e le 2 ruote scoppia l’amore. Un amore eterno, sanguigno, imperturbabile. Il talento di Marco si scatenerà sulle piste di minimoto di tutta la penisola.
Nella 2° metà degli anni ’90, Marco si confronterà con molti piloti confluiti poi nel Motomondiale: i romani, Simone Corsi e Davide Giugliano; il suo conterraneo Mattia Pasini ed il Forlivese Andrea Dovizioso. Quest’ultimo è l’esatto opposto di Simoncelli: metodico, perfezionista ed introverso. Li accomuna, però, la voglia di vincere. Un sogno, a detta dei diretti interessati, impossibile da condividere.
Passi da gigante per il piccolo Marco Simoncelli
Nel nuovo millennio, Marco valuta il passaggio alle 125. Un passaggio razionale vista la sua corporatura, più imponente rispetto agli avversari. La soluzione è a pochi chilometri da casa. L’ex pilota e team manager nel motomondiale, Massimo Matteoni lo introdurrà nel mondo delle ruote alte. L’approccio è in salita: Matteoni è apparentemente burbero (in realtà, tra Massimo e la famiglia del SIC intercorrono ottimi rapporti); le 125 sono, inoltre, più pesanti ed impegnative delle minimoto. Inoltre, i costi lievitano notevolmente ed i genitori, Paolo e Rossella, decidono di ipotecare la loro casa e la loro gelateria. Un rischioso salto nel buio, ipotecare in un sol colpo anni di sacrifici. Ma la famiglia di Marco è molto unita. In pista, l’innata competitività del piccolo Simoncelli sarà nuovamente vincente. Nel 2002, Marco vince il Campionato Europeo 125, storicamente ottima vetrina per approdare nel motomondiale.
Dopo qualche wildcard nel 2002, Marco Simoncelli inizia nel 2003 la prima stagione completa nel motomondiale. Nel 2004, passato nel team di Fiorenzo Caponera, ottiene la sua prima vittoria nella piovosa gara di Jerez de la Frontera. Nel 2005, vince nuovamente a Jerez e al talento cristallino, accosta una crescente maturità nella lettura di gara. Ma Marco è svantaggiato per la 125: il suo fisico robusto (ed inevitabilmente più pesante) lo penalizza, soprattutto sui rettilinei. E’ ora di passare alla 250.
I miracoli di SuperSIC
Nel 2006, corre in 250, sulla Gilera (affiliata ad Aprilia) sotto la supervisione del team manager Rossano Brazzi. Quest’ultimo ha collaborato con 2 grandi 250isti quali Valentino Rossi e Marco Melandri. Se sulla carburazione dei fumosi motori a 2 tempi, Rossano ha un forte ascendente, non accade lo stesso con Simoncelli. I 2 non concordano su nulla: nonostante il mezzo sia performante, le accuse rimbalzano da un muro all’altro nel box. A fine anno si separeranno. In quell’annata così sportivamente nefasta, Marco si consola conoscendo la bella Kate Fretti. Tra loro scatta l’idillio e non si lasceranno mai più. Nel 2007 Marco perde lo status di pilota ufficiale; guadagna però il sodalizio con il capotecnico Aligi Deganello. Sarà un rapporto di grande amicizia, ancorchè professionale. La minuziosità di Aligi e la travolgente simpatia di Marco si amalgamano alla perfezione. Marco Simoncelli diventa il SIC: l’abbreviazione del suo cognome nelle classifiche. Un motto che il pilota romagnolo trasforma nell’acronimo “Sbattiamocene I Coglioni.”
Nel 2008, Marco gareggia ancora su una Aprilia 250 LE (non ufficiale). Qualche caduta ad inizio stagione non intacca il suo coraggio. Sta andando veramente forte. Al Mugello, che include il rettilineo più lungo del calendario, Marco è motoristicamente mutilato. Nel tentativo di togliere la scia ad Hector Barbera (munito di Aprilia ufficiale), ne causa involontariamente la caduta. Arriva il 1° successo nella 250. Vincerà nuovamente in Catalogna, Giappone, Australia (Phillip Island è la sua pista preferita) e Valencia. Nella gara di Sepang chiuderà 3°. L’aspra rinuncia alla vittoria della gara, si compensa con il suo 1° titolo mondiale. Marco è Campione del Mondo; il simpatico guascone della porta accanto che commenta successi e sconfitte con una battuta. Il nuovo Valentino Rossi.
Valentino Rossi e Marco Simoncelli: un’amicizia che Vale
Marco Simoncelli e Valentino Rossi sono cresciuti a 15 km di distanza. Dialetti simili, tradizioni identiche, lo stesso atteggiamento scanzonato verso la vita. I media giocheranno a lungo su queste similitudini. I 2 si allenano insieme, sia in palestra che nel Cross; hanno una stile di guida molto spettacolare, fatto di staccate profonde e contatti occasionali. La stampa estera non glielo perdonerà. Marco diventa famoso anche oltre il settore motociclistico. Rilascia interviste, partecipa ad eventi con gli sponsor e la sua presenza è sempre più richiesta.
Nel 2009 Marco resta in 250, convinto a replicare il successo dell’anno precedente. Ha a disposizione lo stesso team-famiglia degli anni passati con l’aggiunta di un’Aprilia ufficiale. Tuttavia, un infortunio ad inizio stagione e qualche errore nei momenti cruciali allontanano il riccioluto pilota romagnolo dal 2° titolo mondiale. Nel 2010, lo aspetta la Honda RC212V del team San Carlo Honda Gresini. In MotoGP.
Il sogno della Classe Regina
Per Marco, gareggiare in MotoGP è sempre stato un sogno, una chimera. I suoi idoli-amici Valentino Rossi e Loris Capirossi, corrono insieme a lui. Se il 2010 è un anno di puro apprendistato, nel 2011 il suo talento emerge. Piloti affermati come Casey Stoner, Dani Pedrosa ed Jorge Lorenzo iniziano a combattere con lui. In pista, a suon di staccate al limite; in sala stampa, con dichiarazioni vitrioliche. Le crescenti critiche, soprattutto dal fronte spagnolo, non intaccano il carattere del pilota romagnolo, che dopo i primi podi, vuole la vittoria.
Il caldo circuito di Sepang sembra l’occasione giusta per il 1° successo in MotoGP. Marco parte prudente, intrattiene una bagarre con Alvaro Baustista, deciso a non lasciar scappare il gruppo dei primi. Alla curva 11, il SIC perde aderenza all’avantreno, scivola e taglia trasversalmente la pista. L’incolpevole Colin Edwards non riesce ad evitarlo. Men che meno, lo scarta Valentino Rossi, l’amico di tante avventure in pista e fuori. La gara viene sospesa. I commentatori continuano per inerzia la diretta. L’inevitabile si è già compiuto e la notizia non tarda ad arrivare. La tanto agognata 1° vittoria, si concretizza nel cuore degli appassionati di moto, in quello degli spettatori e degli avversari. Marco diventa una leggenda per tutti.