BMW cerca di ottimizzare il rendimento del suo motore 310 applicandovi la fasatura variabile. E’ possibile e/o redditizio? Il progresso è sempre il benvenuto da parte dei consumatori.
Motore BMW 310 con fasatura variabile
Un espediente inusuale per mezzi di questa cilindrata, soprattutto se pensiamo che già BMW non predilige cilindrate troppo ridotte. Ma alla fine, eccezione per eccezione, perché non fare un tentativo? Dalle diretti concorrenti (Yamaha R3, Kawasaki Ninja 400, KTM 390 etc.), le piccole bavaresi hanno tanto terreno da recuperare. E’ quindi giusto che si preparino e giochino d’anticipo.
La soluzione si chiama “ShiftCam” e funziona come sulle auto (oltre che come sulle moto che già ne sono provviste). Tende a variare il profilo dell’albero a camme in funzione del regime di rotazione. Più volume ai bassi e medi regimi per favorire l’accelerazione e la ripresa dalle velocità più basse, aumentando la coppia motrice; più “punta” in alto per allungare con decisione e, chiaramente, sviluppare più potenza.
Tradotto in soldoni?
Come ben sappiamo, il concetto di fasatura variabile (come la turbina a geometria variabile sulle auto), nasce con l’ambizioso intento di ottimizzare tutto l’arco dell’erogazione. Tutto questo dovrebbe, a sua volta, favorire i consumi: dopotutto, un motore che fatica meno, consumerà meno. Non è detto che sia sempre così: talvolta, certe soluzioni tendono a delocalizzare il problema, che non sarà più di rendimento quanto di affidabilità. Nelle auto, basta vedere quanto accaduto con le Honda: NSX, Civic ed S 2000.
Vero anche che stiamo parlando di BMW: un marchio con il quale questi rischi sembrano scongiurati. Rispetto a quelli delle concorrenti citate nel paragrafo precedente, il motore BMW 310 è in difetto di circa il 25% di potenza e il 20% di coppia. Ce la farà questa soluzione a colmare il gap? Per ora è solo un brevetto…