Auguriamo Buon Compleanno a Marco Melandri che oggi compie 38 anni. Un polso di quelli davvero interessanti ed un fine collaudatore che solo dopo il ritiro ha trovato quella pace che in carriera gli è sempre mancata. Ma procediamo con ordine.
Nato ai bordi di periferia
Nato a Ravenna il 7 Agosto 1982, Marco Melandri cresce nei quartieri popolari del capoluogo romagnolo ed appartiene a quella cerchia di piloti “salvati dalla strada”. Suo padre Dino era un ex corridore e sosterrà la carriera del figlio, in motocross prima, in minimoto poi. Ai tempi, era anche amico di uno sconosciuto Valentino Rossi.
Passato anch’egli sotto il setaccio del burbero Massimo Matteoni (al pari di Marco Simoncelli, Max Biaggi, Paolo Casoli, Manuel Poggiali, Lorenzo Savadori, Jorge Lorenzo, Chaz Davies etc.) Marco debutta nella 125 del Motomondiale nel 1997 come wildcard a Brno. La stessa gara in cui un biondino 3 anni più grande di lui festeggia il suo primo titolo mondiale nella Ottavo di litro. Ad Assen 1998 vincerà la sua prima gara e l’anno successivo si giocherà il mondiale fino all’ultima gara con Emilio Alzamora.
Quest’ultimo, pur non vincendo nessuna gara di quella stagione, sarà estremamente costante e tale dote gli varrà il titolo mondiale. Gestito managerialmente da Loris Reggiani, Melandri costruirà il suo imprinting: un Valentino Rossi replica, ancor più friendly. Celebre fu la risposta: “Un pregio di Max Biaggi? Va a letto con la Falchi!”
2002: odissea nel mondiale
Nel 2000, Marco si sposta in 250 sull’Aprilia RS ufficiale. Come potrebbero confermare buona parte degli avversari sopra citati, la duemmezzo di Noale era una moto velocissima quanto nervosa e difficile da cucirsi addosso. Chiuderà il mondiale 5° con 4 podi all’attivo. Nel 2001 andrà decisamente meglio: con 9 podi totali e la 1° vittoria nel GP del Sachsenring. Sarà però l’anno di Daijiro Kato.

Il 2002 si apre con prospettive di sfida. A partire dal 1° Gennaio, l’Europa guadagna la moneta unica, poi obbligatoria dal 1° Marzo. Marco sembra pronto ad assalire il titolo mondiale. Sarà un’annata trionfale: 9 vittorie ed altri 3 podi all’attivo. Complici festeggiamenti fantasmagorici e forte di una personalità spigliata, Marco si conferma un mattatore mediatico e tutto sembra pronto per la MotoGP.
Quanto è dura la salita
Il 2003 segna il debutto in MotoGP di Marco Melandri sulla Yamaha M1 ufficiale. Una moto che, per non sconvolgere il critico equilibrio ciclistico, deve rinunciare alla potenza sul rettilineo. Nella prima gara di Suzuka, Marco si infortunerà e la stagione sarà complessivamente opaca. L’arrivo di Valentino Rossi nel 2004, porterà Melandri nel team Tech3, causando qualche frattura nel loro rapporto. In Catalogna, il primo podio.
Nel 2005, Marco passa nel team Honda Gresini dove disputerà forse la sua miglior stagione. Sarà molto più veloce di Sete Gibernau, ma anche di Max Biaggi. Nel GP del Mugello, sarà celebre la sua staccata ai danni di Biaggi e Rossi. Ad Instanbul vincerà la sua 1° gara in MotoGP e chiuderà al 2° posto, dietro al miglior Valentino Rossi di sempre.
Ducati: terrore a prima vista
Il 2006 lo vedrà sempre in sella alla RC211V. Conscio della sua velocità, Marco Melandri vuole il supporto di una squadra ufficiale. In HRC, arriva Dani Pedrosa e resta Nicky Hayden. Nel frattempo, la Ducati gli offre 3 milioni. A questo punto, il manager di Loris Capirossi, Carlo Pernat, ricorda l’opzione che lega Melandri al team Gresini per il 2007. Fausto Gresini lo blinda anche per l’anno successivo.
Ma nel 2008 Marco arriva in Ducati. Borgo Panigale ha vissuto un 2007 magico con Casey Stoner (retribuito al tempo solo 350.000 dollari). Ma tra Macho e la Desmosedici sarà terrore a prima vista. La brusca erogazione della Ducati metterà in difficoltà Melandri, il quale a fine anno opterà per un cambio di casacca.
Quì emerge quanto la psiche ed il polso di Marco Melandri siano strettamente collegate tra loro: se posto nel team giusto, Marco riesce ad arginare le lacune tecniche ed andare forte con mezzi non competitivi. Viceversa, in un contesto non familiare, Macho non riesce ad andar forte con nulla. Deluso dall’esperienza Ducati e da una stagione incolore in Honda, Melandri passa in SBK.
Bentornato sorriso
Correre in SBK significa per Marco Melandri ritrovare il sorriso. Nel 2011 correrà sulla Yamaha R1 ufficiale e non vede il cambio di campionato come una retrocessione, bensì come la congrua riqualificazione del suo talento, in un contesto dove ha la possibilità di lottare per la vittoria. La ritrovata amicizia con Max Biaggi esploderà a Donington.

Nei 2 anni successivi, correrà in BMW Motorrad, dando vita a duelli superlativi. Il 2014 in Aprilia, lo vedrà compagno di squadra di Sylvain Guintoli ma la casa di Noale ha ben altri piani per il 2015: debuttare in MotoGP con una RS-GP prossima al foglio bianco. Melandri resisterà 6 gran premi, dopodiché abbandonerà la nave.
Nel 2017 sostituirà Davide Giugliano sulla Ducati 1199R del team Aruba in SBK. Forte di importanti sponsorizzazioni (Nolan, Spidi etc.), porterà in sede di negoziazione un ottimo argomento: l’ingaggio a costo zero. Nel GP di Misano, tornerà a vincere, farci divertire con le sue staccate al limite e…sorridere.
Buon Compleanno Marco Melandri
Il 2018 si apre con una bella doppietta a Phillip Island, grazie ad una guida precisa ed essenziale. L’anno successivo in sella alla Yamaha R1 del team GRT, mutilata per contratto, lo porteranno al ritiro. Ma nel 2020 la voglia di correre è ancora molta e, nonostante le soddisfazioni derivanti dall’implementare una carriera da YouTuber, Marco cede alle avance del team Barni e torna a correre nel WorldSBK.
Oggi ha abbandonato le calde spiagge della sua Ravenna per stabilirsi tra le montagne del Trentino assieme alla bella Manuela e la figlia Martina. Nei suoi occhi brilla ancora il fuoco della sfida e le sue mani sono pronte ad aprirsi ed impugnare la leva del freno dopo quelle dei suoi avversari per sfilarli in staccata. Buon Compleanno Marco Melandri.