Il mondo della MotoGP sta sempre più valorizzando una figura importante per le case: il collaudatore. Sono tutti all’altezza del ruolo che ricoprono?
C’è collaudatore e collaudatore in MotoGP
Prendiamo le case della MotoGP. Ciascuna ha un collaudatore con un bel C.V. alle spalle. Ducati ha il fido Michele Pirro, 9 volte Campione Italiano (anni fa affiancato da Casey Stoner); in Aprilia c’è Lorenzo Savadori, Campione Italiano SBK 2020. Suzuki aveva Sylvain Guintoli, Campione del Mondo di WorldSBK 2014. KTM ripone le sue speranze in Dani Pedrosa, 3 volte Campione del Mondo tra 125 e 250. Yamaha e Honda si affidano rispettivamente a Cal Crutchlow, Campione del Mondo WorldSSP 2009 e Stefan Bradl Campione del Mondo di Moto2 2011. Tutti dei gran manici, no?
Dipende. A volte, essere piloti veloci non basta: ciò che va bene per uno, non va bene per altri. Ma è indispensabile essere un pilota veloce.
Neo-realismo
Per provare bene un mezzo, bisogna sottoporlo al medesimo stress di una gara. Girare a secondi di distacco dal riferimento del team non evidenzia alcuna lacuna. Può invece crearne: ciò che il collaudatore attribuisce ad un problema strutturale, in realtà potrebbe essere mancanza di quello zero-virgola% di fiducia nell’avantreno o nel posteriore.
Stesso dicasi per il pilota. Al Mugello nel 2017, Michele Pirro collaudava la moto di Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo. Bene, il maiorchino in gara non andava bene ed il collaudatore pugliese scelse deliberatamente di non superarlo (in Ducati succede spesso). Ma questo mise al 5 volte Campione del Mondo una grande pressione.
Volta la carta
Quando infatti Jorge fu chiamato a fare il tester per Yamaha a fine 2019, scoprì non essere quello il suo ruolo. Un Campione entra in pista con un solo obiettivo: tirare alla morte. Non fatevi ingannare dalla guida pulita e gentile con la meccanica: è al limite.
I test non sono fatti per questo. Nei test si gira a ritmo costante, volutamente al di sotto dei limiti meccanici. Per simulare l’utilizzo dei piloti titolari, si fanno anche 100 giri con traiettorie diverse dalle proprie.
Come non impazzire? Talvolta, con uno stipendio pari a quello dei piloti titolari. E la speranza di tornare un giorno tra i grandi per qualche wildcard.