L’8 Marzo del 2020 era una soleggiata Domenica che precedeva il DPCM ed il conseguente lockdown: giusto il tempo di fare un ultimo giro in moto. Ma sapevamo che era l’ultimo? Io no!
PREMESSA: questo articolo non intende affatto sminuire i fatti realmente accaduti in quei giorni, ne delocalizzare il focus dai problemi reali. Semplicemente condivido con voi una giornata “particolare”.
Prima del Lockdown, l’ultimo giro in moto
Domenica mattina dell’8 Marzo 2020. I media ci parlano di un virus contagioso e mortale; il tg di ieri sera ci ha mostrato una Stazione Centrale di Milano stipata da persone in fuga verso luoghi più sicuri. Sommerso in un periodo confuso della mia vita sentimentale, decido di fare il classico giro in moto di Marzo. Con il clima che abbiamo a Roma, sono quelle domeniche in cui la mattina ringrazi Dio per il sole caldo mentre raggiungi il mare e alla sera ti maledici per essere uscito troppo leggero.
Rituale
Colazione con calma, smartphone carico al 100% e abbigliamento d’ordinanza: casco e giubbotto risalgono al lontano 2009 ma ancora ne amo i colori. La moto parte al primo colpo e dopo un pieno verde, la Via Nettunense fa il resto. Una bisettrice che spartisce i pendii dei Castelli Romani ed il litorale laziale della II° Guerra Mondiale. La classica via che: a Giugno profuma di creme solari e liberta; a Settembre di pino silvestre e ritorno a scuola.
Libero una marcia dietro l’altra e la moto scorre liscia con un filo di gas. Non sono solo, ma con un caro amico che ho conosciuto grazie alle moto. Il tempo delle scorribande è finito da un pezzo (e forse non è mai davvero iniziato): adesso ci si gustano altre cose.
Mare mare
Giunti presso la colonia di Anzio (RM), optiamo per un pranzo rapido sul mare. La brezza del lungomare è un misto fra salsedine e pesce fritto e i rettilinei appena fuori il centro abitato sono tutto un “prima-seconda-terza” delle supersportive 4 cilindri. Ma il mare oggi è mosso, nervoso, cerca di dirci qualcosa.
I 25° di temperatura sotto un sole che sembra Agosto non ci calmano. Non capiamo e non sappiamo. Eppure lo sappiamo eccome. Sulle nostre menti che dovrebbero andare “a vela”, c’è già un po’ di minimo alto.
Country road, take me home
L’acqua risplende così cristallina che il sole non vede l’ora di tuffarcisi dentro. Ma l’ora la vediamo noi: dobbiamo andare. Il traffico delle auto che hanno avuto la nostra stessa idea ci impone qualche sorpasso ed inevitabilmente le traiettorie si sporcano. L’entusiasmo della mattina si spegne come legna nel camino. Il giro sta proprio per finire e quando dalla seconda marcia innesteremo la “folle” per spegnere il motore, una luce se ne andrà con lui per molto tempo. Quella del divertimento semplice e spensierato. Dei sorrisi coperti solo dalla mentoniera del casco. Di gomme gonfie, felici di modellarsi sull’asfalto.