Se al mondo esiste una competizione capace di spaventare e far crollare anche i piloti più stoici, quella è proprio la 8 Ore di Suzuka. Una gara di Endurance massacrante sotto ogni aspetto: fisico, psicologico e tecnico. Non c’è spazio per errori: ogni piccola increspatura umana o tecnica può mandare tutto alle ortiche. Il circuito di Suzuka, di proprietà Honda, è una pista ingannevole, un tempo la più difficile del Motomondiale: non è un caso che le Wildcard locali vi abbiano spesso dominato, beffando campioni affermati. Ripercorriamo quindi il trionfale connubio tra Honda e la 8 Ore di Suzuka.
Honda e gli albori della 8 Ore di Suzuka
La competizione nasce nel 1978 e già nel 1979 la azienda di Tokyo vince la manifestazione: protagonisti dell’opera sono i piloti di Honda Australia Tony Hatton e Mike Cole; completano il quadro Ron Haslam ed Alex George da Honda Britain. Il destriero che accompagna Honda alla vittoria è la RS1000, con in prestito il motore della CB900F. In quell’edizione, Honda prenota i primi 8 posti della classifica.
Il 1981 è l’anno del team Honda France che schiera Mike Baldwin e David Aldana. Il giro più veloce dell’edizione viene fatto registrare da Ron Haslam e Joey Dunlop. Nel 1982 non basta una pioggia battente ad impedire che Shigeo Iijima e Shinji Hagiwara vincano la manifestazione, sia pur con un vantaggio inferiore ai 30″. Quando Honda si presenta alla 8 Ore di Suzuka nel 1984, le sue moto non sono più 1000, bensì 750cc. Sia pur evirata di preziosi cc, la RS750R si lascia guidare alla perfezione dai piloti del team America Mike Baldwin e Fred Merkel (in SBK, sentiremo ancora parlare di lui).
Restando in tema di nomi importanti, menzioniamo le vittorie consecutive del team HRC (Honda Racing Corporation): nel 1985, con Wayne Gardner e Masaki Tokuno sulla neonata RVF750; nel 1986, con l’australiano Gardner affiancato da Dominique Sarron. Co-protagonista dell’edizione, il numeroso pubblico: 270.000 spettatori. Nel 1989 Sarron riproverà il brivido della vittoria, come team-mate di Alex Vieira e chiuderà un decennio trionfale per Honda.
Anni ’90: tra rivelazioni e rivoluzioni
L’australiano Wayne Gardner è stato Campione del Mondo della Classe 500 nel 1987. Vincerà con Honda le edizioni del 1991 e 1992 della 8 Ore di Suzuka. Nel 2° anno, il suo compagno di squadra è Daryl Beattie, futuro pilota mondiale della Classe 500. Nel 1991, ha come team-mate nientemeno che Sua Maestà Mick Doohan. Quest’ultimo si infortunerà pesantemente ad Assen, l’anno successivo (per poi vincere 5 titoli mondiali di fila in 500); ironia della sorte, una violenta caduta a Misano nel 1993 porrà fine alla carriera di Wayne Gardner.
Il 1994 segna il passaggio al regolamento SBK per partecipare alla competizione. La moto che Honda schiera alla 8 Ore di Suzuka sarà la RC45 (che ancora oggi è un usato di grande valore). HRC inaugura questo cambiamento con una squadra di tutto rispetto: Doug Polen ed Aaron Slight. Quest’ultimo lotterà fino alla fine con Scott Russel, sopravanzandolo di soli 3 decimi: un intervallo trascurabile in una gara di 8 Ore. L’anno successivo, Slight vincerà nuovamente la manifestazione, al fianco di Teddy Okada.
Nel 1997 e 1998 il binomio Shinichi Ito e Tohru Ukawa è vincente, inespugnabile. La vittoria del 1998 è il miglior modo per festeggiare il 50° compleanno dell’azienda giapponese. Honda chiude il millennio in bellezza, vincendo nel 1999 la 8 Ore di Suzuka con il brasiliano Alex Barros e Teddy Okada.
Honda e la 8 Ore di Suzuka nel nuovo millennio
Il nuovo millennio inizia con la benedizione della nuova VTR1000SPW. Un buon auspicio, che permette ad Honda di vincere l’edizione del 2000 con Tohru Ukawa e Daijiro Kato. Guest Star dell’edizione, Valentino Rossi, all’epoca rookie della Classe 500 nel mondiale. Curioso aneddoto: mentre Honda imponeva ai suoi piloti di disputare la 8 Ore di Suzuka, in sede di negoziazione, Valentino Rossi stesso chiese alla casa giapponese di potervi partecipare. Per sua stessa ammissione, non aveva idea di quali sacrifici fisici imponesse quella gara. Ma sappiamo che Valentino ama le sfide: nel 2001 si ripresenta in compagnia di Colin Edwards e vince. Altre 2 edizioni vincenti consecutive nel 2002 e 2003 sono il canto del cigno per la VTR1000SPW. E’ tempo di 4 cilindri.
Dal V2 al 4 in linea
Una legge matematica dei motori Honda recita: “Raddoppiando il numero dei cilindri e variandone l’architettura, il risultato non cambia”. Infatti, la CBR1000 Fireblade si dimostra competitiva anche sulla lunga distanza. Nel 2004 e 2005 Tohru Ukawa vince la competizione, rispettivamente in compagnia di: Hyasu Izutsu e Ryuichi Kiyonari. Ciò che più colpisce di queste vittorie è il livello uniformemente elevato delle Honda in gara.
Kiyonari vincerà poi altre 3 edizioni della 8 Ore di Suzuka: nel 2008, in compagnia di Carlos Checa; nel 2010 con Takumi Takaashi, tutt’ora in sella alla Honda CBR1000RR nel mondiale SBK; nel 2011, con Shinichi Ito e Ryuichi Kiyonari.
Negli anni successivi, il rapporto tra Honda e la 8 Ore di Suzuka si avvia alla fase calante. Non prima di aver messo a segno colpi importanti con del campioni. Nel 2012 Jonathan Rea si afferma assieme a Kousuke Akiyoshi e l’evergreen Tadayuki Okada; nel 2013 e 2014 vince e si riconferma lo squadrone Takumi Takahashi-Leon Haslam-Michael van der Mark. Quest’ultimo diventerà Campione del Mondo STK1000 a fine anno.
Menzione d’onore per Casey Stoner. Nel 2015, l’australiano era collaudatore Honda in MotoGP. La RC213V non era competitiva (al contrario di quanto sembra, Marquez e Stoner guidano in maniera opposta). Nel GP di Austin, Casey si offre per una Wildcard ma gli viene preferito Aoyama. Partecipa allora alla 8 Ore di Suzuka, dove incapperà in un guasto elettronico. La CBR di Stoner rimane accelerata e Casey cade violentemente. Tra la casa giapponese ed il campione australiano rimbalzano accuse velate. A fine anno si separeranno.