Un incidente mortale in moto avvenuto in una gara clandestina a Biassono, nei dintorni di Monza, ha stroncato la vita di un ragazzo 16enne. Un avvenimento che dovrebbe farci riflettere sui pericoli ai quali la strada ci espone.
A Biassono c’è stato un incidente mortale in moto
Sempre così. E’ Domenica pomeriggio, fa ancora freddo, in provincia non c’è molto da fare e l’unico strumento di divertimento è la moto. Si passano pomeriggi ad elucubrare sul fantomatico miglioramento per via di questa o quella modifica. “Andiamo a far 2 penne in zona industriale” propone uno; “garetta?” incalza qualcun altro. E così ci si lancia con i 125 ben oltre i 100 km/h. E fin qui tutto bene: ordinarie bravate che, tanto chi legge, quanto chi scrive ha provato.
Arriva poi un imprevisto: in questo caso, una Volkswagen Polo che sta per parcheggiare. Un ostacolo improvviso che i giovani, incarenati fino a chiudere le braccia, non avevano calcolato. L’impatto è inevitabile, violento. Per un ragazzo, ci sono 7 giorni di prognosi; per l’altro, qualche ora di coma, prima che il destino faccia il suo ingrato compito. Si spegne così Christian Donzello a soli 16 anni.
Causa-effetto
Non insistiamo oltre sulla vicenda, ben coscienti del dolore che provano amici e familiari. A 16 anni ci si sente invincibili, ineluttabili, invulnerabili. Protetti da chissà quale divinità da ogni avversità. Questo ci porta a fare tutto ciò che il buon senso, in età più adulta, ci sconsiglia vivamente. Oltretutto, c’è il pubblico social che sponsorizza in termini motivazionali queste corse.
Poi è chiaro che la propensione al rischio non sia certo imputabile ai social network. Diciamo solo che bisognerebbe saperli gestire e trattarli per quel che sono: strumenti atti ad allietare l’utente finale. Non manipolatori in grado di discernere per noi cosa sia giusto o cosa sia sbagliato.