A poco più di 2 mesi dall’annuncio del suo ritiro, Jorge Lorenzo tornerà in MotoGP, in una veste inedita per lui: sarà tester per Yamaha. Un modo per appurare diverse cose: Di cosa ha bisogno Yamaha per tornare ai livelli di un tempo? Il maiorchino ama ancora le moto, alle quali ha dedicato tutta la sua vita? E soprattutto, sarebbe ancora veloce?
Benvenuto in Yamaha
Dopo 2 titoli mondiali consecutivi nella classe 250, Jorge Lorenzo arriva in MotoGP nel 2008. Correrà nel team Yamaha factory, affianco a Valentino Rossi. Quest’ultimo è reduce da un 2007 molto difficile (anche per via di alcune vicende personali): la sua Yamaha M1 non è competitiva, soprattutto motoristicamente e chiuderà 3° nel mondiale. Il maiorchino sembra adattarsi da subito alla Yamaha, tanto da conseguire la pole position al suo 1° gran premio in MotoGP. La 1° vittoria arriva al 3° GP in Portogallo. Tra alti e bassi, il suo talento esplode e Jorge vince 3 titoli mondiali nella classe regina: nel 2010, 2012 e 2015 (quest’ultimo, al centro di numerose discussioni).
Il rapporto con Valentino Rossi vivrà momenti alterni: giochi psicologici dentro e fuori la pista, duelli all’ultimo sangue, coadiuvati da un sentimento onnipresente: il rispetto reciproco.
Ritorno alle origini
Nel 2017 Jorge Lorenzo passa in Ducati, saturo di un clima pesante in Yamaha. Dopo un primo anno di adattamento, si toglierà alcune soddisfazioni nel 2018. Lo stesso anno in cui decide di passare in Honda. Il 2019 sarà un inferno: Jorge non ha confidenza con la moto, alla quale da del ‘lei’. Il box si limita a constatare che il suo team-mate Marquez con quella moto vince. A fine 2019, una scolorita imitazione del Lorenzo guerriero e combattivo di un tempo, annuncia il suo ritiro dalle competizioni. Nelle settimane successive, il maiorchino si concede una lunga vacanza: i suoi profili social pullulano di foto raffiguranti mete paradisiache ed uno stile di vita faraonico. Ma si sa, un Campione rimane tale per sempre: ha bisogno di mettersi alla prova, di inseguire una preda, di lottare con il più temibile degli avversari: se stesso. Ecco quindi che Jorge Lorenzo tornerà come collaudatore della Yamaha MotoGP. Un remake del 2008, con molti segreti in meno e tanta esperienza in più.
Jorge Lorenzo tester per Yamaha
Ulteriore coincidenza, Jorge troverà una Yamaha reduce da un 2017 e un 2018 d’inferno ed un 2019 di redenzione. All’apice del suo rapporto con Yamaha, Lorenzo indirizzava lo sviluppo della M1 e negli anni l’aveva plasmata sulle sue esigenze: una moto facile, precisa in ogni fase della guida. Un mezzo con cui hanno familiarizzato in breve tempo diversi piloti: Spies, Dovizioso, Crutchlow, Smith, Espargaro e Zarco. La partenza di Lorenzo a fine 2016, alla volta di Ducati, è coincisa con la nascita dei problemi per la M1. Dal canto suo, il maiorchino ha sempre cercato in ogni moto la guidabilità di Yamaha.
È cosa buona e giusta.
È veramente cosa buona e giusta che Jorge Lorenzo torni in MotoGP come tester Yamaha? Come già ipotizzato in un precedente articolo il polso e la consulenza del maiorchino sarebbero provvidenziali per Yamaha. Sarebbero un ottimo banco di prova anche per il pilota: ha ancora quel polso e quella fame agonistica? In caso di risposta affermativa, accetterebbe di fare il tester?
Questo ruolo impone responsabilità e capacità di analisi: si gira ad un ritmo costante (un fiore all’occhiello della guida di Jorge), al di sotto del limite del mezzo, provando molte soluzioni. Alla fine, si stabilisce la combinazione ideale per un setting di base adatto al maggior numero di circuiti. Un lavoro di natura impiegatizia, che stride con la mentalità dei Top (concetto estendibile anche oltre il motociclismo). Jorge ha uno stile di guida molto completo ma particolare, fluido, ‘educato’ con la meccanica: riuscirà a soddisfare le esigenze di chi guiderà la sua moto? Comunque, Lorenzo scenderà in pista nei test della MotoGP a Sepang. E dal 2021, come ampiamente discusso in questi giorni, ci sarebbe una sella libera nel team SIC Petronas…