Esatto, avete capito bene: l’ingegnere americano Ky Michaelson progetta una moto alimentata a birra. Alla faccia dei biocaburanti.
Una moto a tutta birra
Avrete anche voi nel vostro gruppo di motociclisti (o forse questo soggetto siete proprio voi), quell’amico che tracanna una birra dietro l’altra. Le sue conversazioni denunciano una media di 20 parole al litro e, combinato ad un’alimentazione di stampo carnivoro, il suo public speaking è decisamente rumoroso.
Ispirato da questi modelli comportamentali, l’ingegnere americano Ky Michaelson realizza una moto che nella birra trova il suo carburante. Alimentazione non troppo distante dai biocarburanti provenienti da mais, riso e piantagioni varie.
Damigiana piena
Il serbatoio è pronto ad ospitare ben 52 litri di carburante. La temperatura alla quale viene portata è di circa 150° C. Una volta aperta una valvola, la pressione generata da questo liquido è di quasi 20 bar. Ripeto, 20 bar!!! Se pensiamo che la sovralimentazione di un motore turbodiesel anche di grossa cilindrata sarà, si e no, di 2 bar…cavoli quanta…quanta birra!
Un momento: ma se questi liquidi, portati alla pressione ideale generano comunque un rendimento, perché non utilizzare l’acqua frizzante? Magari non la Ferrarelle, ma già tipo la BrioBlu Rocchetta o la San Benedetto? Perché le moto sono di ferro: con l’acqua si arrugginiscono.
Ma alla fine quanto fa?
Eccoci alla fatidica domanda che i motociclisti si scambiano, arrivando al dunque. I calcoli su carta danno all’ingegnere una potenza di circa 92 cv. Più o meno come l’Aprilia Tuono 660 o la Honda Hornet 750, per intenderci. Il che porta Ky ad un risultato sulle 150 mph (240 km/h). Non male, considerato lo stato puramente sperimentale del progetto.
Ma siamo già troppo in la: non sappiamo che moto sia, che ciclistica e quali pneumatici monti e dove potrà essere fatto il collaudo se non al banco. E, a ben pensarci, quanto consumerà in km/cassa.