Il 18 Aprile 2004, esattamente 16 anni fa, la MotoGP stava disputando la prima gara della stagione a Welkom, in Sudafrica. Una gara intensa, combattuta, carica di significato per i protagonisti: Valentino Rossi e Max Biaggi. Ma perchè?
Antefatto
Questa gara “nasce” dalle stagioni precedenti. Nel 2002 debutta la MotoGP, soppiantando la Classe 500. Valentino Rossi disputa quella stagione sulla Honda RC211V nel team Repsol. 11 vittorie stagionali, 3 secondi posti ed un solo ritiro. Nel 2003, il dominio è forse ancor più netto: il Dottore conquista 9 vittorie e termina tutti e 16 le gare sul podio. Tutti lo acclamano, lo elogiano; la RC211V è una moto fantastica e Valentino ne è il primo pilota. Tale è la sua superiorità, da giocare con gli avversari durante la gara, per poi allungare il passo e vincere indisturbato.
Non si potrebbe chiedere di meglio, se non fosse per una controindicazione: il fatto che Rossi guidi una Honda ufficiale sembra ridimensionare i suoi risultati. Così la pensano i suoi detrattori; i suoi avversari dell’epoca (Biaggi e Gibernau); i suoi dirigenti e forse anche lui stesso.
Vince la moto o il pilota?
In questo turbine di ipotesi, preciso come un bisturi, si frappone Davide Brivio. L’allora manager di Yamaha vede i suoi piloti incassare distacchi abissali. La Yamaha M1 è una moto nervosa, poco competitiva. Affinchè i diapason di Iwata tornino a suonare, ci vorrebbe un Campione, veloce in pista e meticoloso nel box. Tipo…Valentino Rossi!
Racconterà Brivio di aver passato tutta la stagione 2003 in trattativa con Valentino, per portarlo sulla Yamaha. Il Dottore, lusingato da tanta fiducia, decide di accettare. Porterà in Yamaha buona parte della sua squadra in HRC, la cui esperienza è provvidenziale. Max Biaggi e Sete Gibernau restano dove sono: rispettivamente nei team satelliti Honda, Camel e Gresini. E’ tempo di rispondere al quesito epocale del motociclismo: conta più la moto o il pilota?
MotoGP Welkom 2004
Welkom 2004 è la gara della verità. Al semaforo, le MotoGP partono a fuoco. Tempo pochi giri, Rossi e Biaggi prendono il largo dal resto della compagnia. Come accade spesso in certi casi, ciascuno dei 2 pensa “Sta tirando al limite? Sta gestendo? In questo caso, quando attaccherà?”. Questa sfida significa molto per entrambi. C’è un discorso personale (i 2 non sono, e tantomeno erano, amici); una questione d’orgoglio: Honda ha lasciato andar via Valentino, credendo che con la sua moto chiunque avrebbe potuto vincere. Il marchigiano vuol dimostrare che non è così. Come andrà a finire?
A metà gara, Biaggi è in testa. La sua Honda ha un gran motore. La Yamaha di Valentino è più stabile in frenata ed inserimento di curva. A 3 giri dal termine, Rossi infila Biaggi in staccata. Il romano risponde a tono e questo momento sancisce l’inizio della bagarre. Sorpassi e controsorpassi fioccano e Valentino Rossi taglia il traguardo per primo.
“Pensa se non c’avessi provato…”
Durante il giro d’onore, i 2 si scambiano strette di mano e complimenti reciproci. Valentino Rossi ha conquistato ulteriore consenso nell’ambiente ed ancora oggi ricorda questa gara come la più bella della sua vita. Nelle rispettive Autobiografie, entrambi parlano di la gara della MotoGP a Welkom 2004 positivamente.
VALENTINO ROSSI:
“E’ stata la gara più densa di significati di tutta la mia carriera. Perchè era la prima con la Yamaha. Perchè ho lottato fino all’ultima curva con Biaggi. Perchè abbiamo girato talmente forte che il 3°, Gibernau, faceva parte di un’altra gara. Perchè avevo dimostrato tutto quello che volevo: l’importanza dell’uomo. Era quello che cercavo.”
MAX BIAGGI:
“Il finale è una doccia fredda, ma al termine di una gara bellissima. Per questo, quando allungo la mano a Valentino, gliela stringo. Mi sono veramente divertito e anche lui…forse un poco più di me negli ultimi 100 metri. In quei 45 minuti di lotta abbiamo annullato ogni distanza e dialogato a modo nostro.”
Questa battaglia ci ricorda quanto sia importante lanciarsi nella vita. Superare le convinzioni limitanti e lavorare sodo. Se così non avesse ragionato Rossi, non avrebbe vinto quella e chissà quante altre gare. Se così non avesse pensato Brivio, non avrebbe mai portato su una Yamaha mediocre il Campione dei Campioni. Non esistono obiettivi troppo grandi.