Perchè viaggiare in moto? Ve lo siete mai chiesti? In una intervista, fatta pochi giorni fa per il sito Rolling Pandas, ci sarà la risposta a questa domanda, ma non solo: ci immergeremo profondamente nel mondo delle due ruote e nelle emozioni ad esso legate assieme al nostro collaboratore Massimiliano, amante dei viaggi in moto e di tutto ciò che sta dietro ad un viaggio.
Come nasce la passione per la moto e il sito Smanettoni.net?
Ciao, mi chiamo Massimiliano e vivo nei pressi de La Certosa di Pavia ma sono di origini Abruzzesi. La passione per la moto nasce da quando ero piccolo, piccolissimo, complice la passione che aveva mio papà per il mondo delle 2 ruote. La mia prima moto a motore a miscela l’ho avuta all’età di 3 anni e all’epoca mi divertivo a scorrazzare per la campagna di mio nonno, in Abruzzo.
Ricordo ancora oggi con molto piacere ed un pò di emozione mio nonno, appassionato di moto anche lui, farmi la miscela, aggiungendo dell’olio alla benzina. Sono stato decisamente fortunato ad avere una famiglia dove la passione per le due ruote era più che radicato e non ho dovuto fare altro che assecondare la mia indole, la mia inclinazione.
Da quel piccolo motorino a miscela, che conservo tutt’oggi, si sono susseguiti altri mezzi.
Il Malaguti Grizzly, il mitico Piaggio SI, il Peugeot e poi la prima 125, una bellissima Yamaha YZF-125 RR con la quale, nonostante avessi solo 16 anni, ho iniziato a girare l’Italia dalla Puglia al Veneto, il tutto rigorosamente su strade statali.
Dopo il 125 la cilindrata non ha fatto altro che aumentare e sono passato dalla Kawasaki ZXR400, all’Aprilia RSV1000. Fu in quel momento che dalla strada passai alla pista ed in questo contesto sono entrato in contatto con la community Smanettoni e da li in poi il legame è stato semplicemente indissolubile.
Da passione per il mondo delle due ruote si è presto passati ad un’amicizia vera, fatti di incontri quotidiani, uscite nel week-end, feste, festicciole e pizzate. Nel frattempo quello che era nato per gioco si è trasformato in un vero e proprio forum/sito/magazine che non ha fatto altro che crescere, maturare, evolversi.
Dopo le potenti 1000 bicilindriche sono passato, quasi per caso e senza neanche accorgermene, a guidare una maxi enduro. Ero ad un evento Metzeler, dove venivano presentati dei loro nuovi pneumatici, e tra il parco moto c’erano diversi modelli disponibili per essere provati. Quasi per sfizio provai a salire su una Suzuki DL650 e ne rimasi letteralmente colpito per la maneggevolezza ed i consumi bassissimi.
Il percorso prevedeva strade di montagna, passi alpini da Torino a Locarno. Neanche a dirlo al ritorno da quel fine settimana mi decisi ad affiancare all’RSV1000 un Suzuki DL1000 V-Strom, la sorella maggiore di quella provata sui passi alpini.
Pian piano con questa maxi enduro iniziai non solo a divertirmi sui passi di montagna ma anche ad apprezzare il confort e la comodità nel viaggiare. In pochi anni ho girato tutta l’Europa, ed in parte anche l’Asia, in moto.
Perchè viaggiare in moto? Quali sono i punti di forza rispetto ad un viaggio tradizionale?
Perchè viaggiare in moto? Perchè il viaggio “on the road” ti fa capire realmente come cambia il paesaggio, come cambiano i colori, gli odori, i sapori da una parte all’altra del mondo.
“4 ruote muovono un corpo, 2 l’anima”: questa frase è davvero il senso del perché la moto e non altro.
Tra i viaggi che hai fatto, quale ti ha emozionato di più?
Credo che viaggiare in moto lasci dentro di noi qualcosa. Viaggio per me è sinonimo di cultura, di arricchimento, di bagaglio culturale. Quello che sicuramente ha lasciato un solco profondo in me è stato quello fatto in Islanda. Una terra tanto bella quanto aspra e dura. Un viaggio fatto da solo, della durata di un mese e dormendo sempre, solo ed esclusivamente in tenda.
Con il senno del poi l’Islanda sarebbe dovuto essere uno degli ultimi viaggi da fare. Perchè? Semplicemente perchè è talmente emozionante, forte, bella e selvaggia, che tutto ciò che viene dopo passa quasi “per scontato”.
La terra del fuoco e del ghiaccio mi si è mostrata in maniera prepotente. Sbalordendomi ad ogni curva. I geyser, le pozze d’acqua calda, le cascate, i vulcani, i laghi ghiacciati, le strade sterrate tanto belle quanto difficili da percorrere sotto la pioggia. E poi il fango, il vento, le spiagge nere, i relitti delle navi sulla costa, il Douglas Super DC-3 ancora visibile sulla costa nera a sud-est dell’isola, le pulcinelle di mare, le balene, insomma, l’Islanda è qualcosa che resta difficile anche da descrivere. Un viaggio tanto bello, quanto impegnativo fisicamente.
Durante un viaggio in moto, programmi tutte le giornate ed il percorso? Ad esempio, prenoti in anticipo anche pernottamento e ristorazione o ti lasci guidare dalla moto?
Nel viaggiare in moto non lascio mai nulla al caso. Non per altro credo che i viaggi si vivano 3 volte:
- nella pianificazione
- quando si fanno
- nel ricordarli
Tutte queste fasi sono ben distinte e diverse. In linea di massima definisco il giro che voglio fare e le cose che voglio vedere/visitare. Deciso il giro, divido il percorso in tappe, tappe che generalmente divido in base ai “point of interest” e ai km da percorrere.
Generalmente il mio “road book” è molto articolato, complesso e pieno di informazioni, le medesime informazioni che poi riporterò meticolosamente sul navigatore in modo che quando avvierò la tappa del giorno “x” vedrò a video tutte le info, tutti i “point of interest” e tutte le strade che ho scelto di percorrere con i relativi tempi di percorrenza.
Ovviamente alla fine di ogni tappa deve esserci un posto dove poter facilmente trovare alloggio: camping, hotel, ostello, b&b. Se sono in tenda non prenoto nulla, arrivo al campeggio, faccio il check-in e mi sistemo. Solitamente in campeggio hanno sempre posto per una tenda piccola.
Diverso è se utilizzo altri tipi di struttura. In questo caso prenoto la sera prima tramite booking.com o altro. Se dopo aver visto quello che mi sono prefissato, avanza del tempo, beh, allora mi faccio “guidare” dal caso o dai sensi, ma diversamente almeno per me, il viaggio va pianificato minuziosamente a tavolino.
Mediamente un viaggio “mi porta via” ( si fa per dire perchè come dicevo poco prima “la pianificazione” è una tappa importante di un viaggio) dai cinque ai sei mesi di studio.
Mi rendo conto di esser particolarmente meticoloso e “pignolo”, ma solo facendo così, in caso di problemi e/o inconvenienti, potrei avere tutte le informazioni che mi consentono di venirne a capo.
Massimiliano Saraceni