L’addio di Suzuki al progetto MotoGP a fine 2022 non è piaciuto a Dorna, il cui CEO Carmelo Ezpeleta ricorda la bilateralità della decisione. Non è previsto infatti che una casa, sia pur vincitrice di un titolo mondiale, prenda tali decisioni in autonomia e con così poco preavviso. Ma se per sciogliere i nodi contrattuali ci sono le forbici delle legge, le 2 parti hanno ancora 15 gare da affrontare insieme. Con che spirito, ci chiediamo noi?
Suzuki MotoGP e Dorna: una storia da raccontare
Era il 2015 quando Suzuki bussò timidamente alla porta della MotoGP con una GSX-RR educata, gentile e confidenziale, proprio come i tecnici del Sol Levante che vi avevano lavorato su. La moto non era la più veloce sul rettilineo (anzi, tolte le ignominiose CRT, era forse la più lenta delle MotoGP “normali”), ma il suo telaio permetteva di recuperare molto in percorrenza di curva. Questo dava la possibilità ai rookies di adattarvisi in fretta.
Venne quindi la 1° vittoria in solitaria per Maverick Vinales a Silverstone 2016, i successi di Alex Rins ad Austin e Silverstone 2019. Quindi la consacrazione di Joan Mir a Campione del Mondo di MotoGP 2020.
Arrivi e partenze
Purtroppo, dopo un trionfale 2020, il team manager Davide Brivio decise di abbandonare il team Ecstar, la cui coesione tanto gli era stava a cuore, per dedicarsi alla F1. Un 2021 di alti e bassi (rasoterra, nel caso di Rins), per poi prendere un nuovo team manager. Il torinese Livio Suppo, precedentemente in Honda e prima ancora in Ducati. Un pugno di ferro che a suo tempo aveva gestito personaggi complessi quali Casey Stoner e Marc Marquez.
Questa casa non è un albergo
Il più celebre degli ammonimenti di un genitore ad un figlio scapestrato. Il messaggio che Dorna rivolge all’infedele Suzuki nel momento dell’annuncio. Con un piccola postilla implicita. Verrà un giorno in cui la casa di Hamamatsu busserà agli uffici di Dorna. Ciò che sarà disposto ad offrirgli Carmelo Ezpeleta sarà poco più di un caffè. E con pochissimo zucchero.