Il team VR46 che debutterà in MotoGP nel 2022 potrebbe correre con Aprilia a o con Ducati. Vediamo il perché di queste opzioni.
Ferri corti
L’ipotesi Yamaha non sembra la più valida. Da tempo, il pesarese e la casa di Iwata sembrano in netta antitesi progettuale ed agonistica: mentre ormai Valentino corre più per divertimento che per i risultati, Yamaha vuol tornare a vincere il mondiale. Avendo già 4 selle per il 2021 (2 nel team Factory e 2 nel team Petronas), vuole impegnarsi con un ulteriore team satellite? Sappiamo poi che i giapponesi hanno smesso di distribuire troppe carte sul tavolo.
Anello mancante
Scartata l’ipotesi Yamaha, ci sentiamo di fare altrettanto con Suzuki. Vero è che la GSX-RR è un mezzo dannatamente equilibrato, ma il collante tra la casa di Hamamatsu e la VR46 è Davide Brivio: ex manager del team Suzuki Ecstar, è ora in F1. Fumata…azzurra (e nel motorsport non è mai un buon segno).
Origini
Valentino Rossi ha iniziato con Aprilia la sua carriera sui prototipi, nel Campionato Italiano 125 nel 1994. Poi l’Europeo nel 1995 ed il Motomondiale nel 1996 con 2 titoli nel 1997 in 125 e nel 1999 in 250. Logico che tornare alle origini e riscoprire la casa veneta con la quale scambiò tanta fotuna, gli farebbe piacere. E con la RS-GP in crescita…

Scatola chiusa
Il punto è proprio questo: così come un amatore non vorrebbe acquistare una moto in base al giudizio di tester pur professionali e competenti, un team manager come Valentino Rossi non può scegliere un mezzo con il quale correre in base ai risultati di un solo pilota, senza controprova. Andrea Dovizioso al Mugello chiarirà molte cose nel prossimi giorni. E se restare in Italia ha un gran fascino per Vale, può essere che cerchi una cadenza simile alla sua.
Cicatrice
Una cicatrice macchia il palmares di Valentino Rossi: non essere riuscito a vincere con Ducati. Nel biennio 2011 e 2012, dopo un’infinità di telai, soldi, progetti e modifiche, non si è cavato un ragno dal buco. Ne consegue una gran voglia di riprovarci, in virtù della rinnovata competitività del mezzo. Una partnership con la casa emiliana sancirebbe la fine di un annosa faida tra fazioni separate alla nascita.
Principio di uguaglianza
Questo assunto supporterebbe l’avventura del team VR46 con Ducati. L’azienda di Borgo Panigale tende a distribuire materiale omogeneo ai suoi piloti: ciò significa che un’ulteriore struttura satellite non sarebbe altro che l’ennesimo megafono per espandere il suo grido di battaglia. E poi, già 2 piloti della VR46 Academy corrono in MotoGP con Ducati: Pecco Bagnaia e Luca Marini. Quest’ultimo, fratellastro di…Valentino Rossi.
Ai punti
Qualcuno potrebbe giustamente rispondere che anche Franco Morbidelli corre con Yamaha, ripescando l’ipotesi giapponese. E’ proprio questo il punto che sancirebbe la rottura: a dispetto dei suoi ottimi risultati, Frankie corre ancora su una M1 del 2019. Farebbe piacere questo a VR46 che tanto ha spinto i suoi giovani nella Classe Regina. Ci sarebbe da discutere sul fatto che invece Valentino Rossi guidi una M1 del 2021, pur andando molto più piano. E presto ci torneremo.
Galeotto fu Bagnaia
La VR46 ha girato di recente a Pomposa, con moto stradali. Pecco Bagnaia su una Ducati Panigale V4; Valentino Rossi su una Yamaha R6. E se 110 cv nel tracciato romagnolo sono come 250 sulle piste da MotoGP, figurarsi (quasi) 200. Scosso da tanta potenza, il Campione del Mondo di Moto2 2018 ha recentemente equiparato la Ducati ad una famiglia, al pari della VR46. Che si sia lasciato sfuggire qualche dettaglio di troppo?
In caso il team VR46 dovesse scegliere tra Ducati o Aprilia, abbiamo un indizio in più.