Il tema che oggi approfondisce Sylvain Guintoli è: freni in acciaio VS freni in carbonio. Chiunque corra in Moto3, Moto2 o SBK ed abbia la possibilità di provare una MotoGP, dirà quanto segue:
“Il motore è potentissimo ma ciò che mi ha maggiormente impressionato sono i freni in carbonio”
Una differenza progettuale importante. Essendo la MotoGP la massima espressione del motociclismo, fa dedurre che i freni in carbonio siano più performanti e così è. Ma questa equazione non è “Sempre verificata”.
Freni in acciaio VS carbonio. Cosa migliora?
I freni in carbonio sopportano meglio le sollecitazioni prodotte in pista. Valori che su strada non si immaginano neppure. Sylvain ci spiega quanto emerga questa differenza a Motegi: notoriamente, la pista più Stop&Go e notoriamente impegnativa per i freni del Motomondiale. La MotoGP utilizza dischi da 320 o 340 mm, ma non ne sfrutta mai tutta la potenza disponibile.
In secondo luogo, un freno in carbonio dissipa meglio il calore: una qualità utile nelle frenate prolungate (come alla curva San Donato del Mugello, dove le MotoGP passano da oltre 350 a 90 km/h). Questa caratteristica, ne aumenta la longevità.
Inoltre, se la potenza dei freni in carbonio non è molto superiore a quella delle soluzioni in acciaio, cambia molto l’erogazione (eh sì, conta anche in frenata): il carbonio gode di proprietà che rendono la frenata ben più modulare e questo aiuta nel cosidetto Trail Braking.
Infine, i freni in carbonio sono più leggeri. Perciò, l’ingresso in curva è molto più fluido, con meno inerzie. Leggerezza che si ritrova anche nei cambi di direzione e nelle accelerazioni. Spiegato così, si può pensare che il carbonio sia una Win-win solution ma…
Questione di Feeling
A raffreddare gli animi, il prezzo: un freno in carbonio può costare 10-12 volte tanto rispetto ad uno in acciaio (lo sa bene Andrea Dovizioso che nel 2012, quando correva sulla Yamaha del team Tech3, dovette acquistare di persona i freni Brembo della sua M1). La loro leggerezza li rende, giocoforza, molto più fragili.
Il 2° scoglio è dato dalla fruibilità: i freni in acciaio sono progettati per funzionare da subito in ogni condizione, dalla strada alla pista; con ogni temperatura, soprattutto. Se mal si adeguano alle alte temperature e alle sollecitazioni estreme, perdendo d’efficienza, è anche vero che non necessitano di Warm-Up particolare, prima dell’uso. Non è così per quelli in carbonio, la cui criticità principale è data dall’Underheating.
Guintoli racconta che, nei test di Valencia dove solitamente i rookies si approcciano alla MotoGP e ai freni in carbonio, si vedono molti “lunghi”. Miguel Oliveira nel 2019, sentendo il freno poco incisivo, ha aumentato la pressione sulla leva: l’impianto, nel frattempo entrato in temperatura, ha risposto di colpo, facendolo quasi cappottare.
Come si dice anche per le gomme (magari il buon Sylvain ne trarrà spunto per un prossimo video-tip), non sempre scegliere componenti di primo livello, si traduce in un feeling altrettanto eccelso.