Sulla Yamaha M1 che useranno Fabio Quartararo e Franco Morbidelli nel 2023 spunta una nuova soluzione aerodinamica. Bruttina un bel po’.
Cosa non va nella Yamaha M1 2023?
Bruttina e anche pericolosa, oseremmo dire. Non ci crederete, ma quella curiosa imitazione di un supporto per action camera serve proprio ad ottimizzare l’aerodinamica della Yamaha M1. Conscia di non avere il motore della Ducati, Yamaha si prepone di recuperare tutto in curva, a partire da soluzioni che rendano ancor più scorrevole l’inserimento in curva. E, soprattutto, prima di lavorare su motori più potenti, la casa di Iwata punta ad sfruttare i cavalli che ha grazie ad una miglior trazione.
E finché restiamo nel tecnico, il discorso fila. Ma la storia ci insegna che a guidare delle moto ci siano dei piloti. Degli esseri umani, checché se ne dica.
Capitale umano
Non si tratta più di dire “la moto può fare X” fintantoché il pilota non è fisicamente in grado di cavarne il 100%. Non per un “giro secco” da qualifica, quanto per una lunga distanza in gara. Si prospetta un discorso simile a quello delle 4 ruote, dove il mezzo conta molto di più che nelle moto, ma tirar fuori quell’infinitesima percentuale che porta al 100% è affare di un solo uomo e neppure sempre.
Inoltre, in caso di contatti, queste alette, appendici e soluzioni supplementari possono causare danni fisici, oltre che strani vortici di aria quando si è in scia. Come a dire “Non succede, ma se succede…”.
Estetica
Di quella non parliamone neanche. Vedere moto così ricche di orpelli e sovrastrutture non è certo una soddisfazione estetica. Che fine hanno fatto le linee pulite e sinuose che abbiamo ammirato fino a meno di 10 anni fa?
Ma forse non è questo il compito di una moto da corsa. La moto da corsa dev’essere veloce e sicura. “Tutto il resto è noia…da pre-campionato”.