Nella MotoGP 2023, oltre alla confusione in Honda, assistiamo ad un certo lassismo da parte di Yamaha. Io non la vedrei come un problema momentaneo, bensì come una presa di posizione.
Yamaha: la grande assente della MotoGP 2023
Se nel 2022 Fabio Quartararo si inventato la qualunque per provare a vincere il mondiale con una Yamaha M1 palesemente inferiore, quest’anno tiene compagnia al team mate Franco Morbidelli nelle retrovie. Ma sì, chi glielo fa fare di lottare, oltre che contro gli avversari, con una moto che non ne vuol sapere di andare? Vero che il Campione è Campione e da sempre il massimo, ma bisogna poi pensare alla propria integrità fisica.
Ma vediamo di analizzare cosa limita davvero il prototipo di Iwata.
La lontananza, sai
Tanto per cominciare, il reparto corse di Yamaha non è ad Iwata, in Giappone. Bensì a Gerno di Lesmo (MB). Già c’è una frattura fra quelle che sono le idee aziendali e quelle sportive. Un brainstorming impossibile da realizzare.
Dopotutto, anche i recenti disastri civili-edilizi della nostra penisola ci hanno lasciato un piccolo insegnamento: nei cantieri bisogna andarci!
Ma sarebbe troppo semplice cavarsela con il solito discorso della delocaizzazione: scendiamo insieme nel tecnico.
Restare in linea
Partiamo dal motore: mentre diverse marche rivali (Aprilia, Honda e Ducati) hanno optato da anni per un più agile motore V4, Yamaha insiste su un “4 in linea” che le da una grande guidabilità e neutralità a centro curva. Ma nella MotoGP di oggi, dove le curve durano sempre meno, è bene concentrarsi su una ciclistica magari meno sincera e comunicativa, ma più performante. Cosicché, su piste guidate come può essere il Mugello, gli ingegneri Yamaha, per cercare agilità, realizzano una moto nervosa.
Non entro nel merito delle prestazioni motoristiche. Nel 2023, tutti sanno come si realizza un motore più potente. Non tutti loro, però, sanno come scaricare a terra tanta potenza.
Ma aspettate un po’, mi è venuta in mente una piccola analogia: anche Suzuki ha corso fino a fine 2022 con un motore 4 in linea. Ah, infatti!
La nascita della tragedia
Prendete ora i seguenti 4 enunciati, apparentemente scollegati tra loro e provate ad unire i puntini:
- Yamaha non performa in MotoGP;
- Honda non performa in MotoGP;
- Suzuki non corre più in MotoGP;
- tutte e 3 le case sono giapponesi;
Già, avete capito bene. Alle case del Sol Levante non interessa più la MotoGP. Non interessano più le corse, in quanto foriere di risultati sempre minori e spese sempre maggiori (progetti, logistica, stipendi dei piloti etc.). Da quanto tempo la Honda CBR1000RR-R Fireblade è in cerca di risultati in WorldSBK? Da quanti anni la Yamaha R1 è sempre lo stesso progetto (vi aiuto io: dal 2014)?
Forse, possiamo concludere che Suzuki abbia solo “dato il La” ad una grande rivoluzione. Quella dei piloti in cerca di progetti vincenti.